Lo "Stato attuale della riforma dell'assistenza sanitaria primaria in Portogallo 2024/2025", elaborato dall'Associazione nazionale delle USF (USF-AN), indica che solo un'unità su tre ha riferito di avere attrezzature cliniche sufficienti, evidenziando il "fallimento del sistema di approvvigionamento dell'assistenza sanitaria primaria".

Del 90% delle unità di cure primarie (PHC) che hanno segnalato carenze di forniture di base - come vaccini, kit di screening, materiali di medicazione, carta e toner per stampanti - il 30% afferma che ciò si è verificato più di 10 volte all'anno, con ritardi di rifornimento superiori a due giorni nel 77% dei casi.

Gli autori dello studio invocano "una nuova missione" per le cure primarie (CSP), sostenendo che i problemi "evolvono di anno in anno" e vanno dall'"integrazione clinica" (rinvio/invio dei pazienti alle specialità ospedaliere) all'integrazione digitale (mancanza di interoperabilità), alla contrattazione (incentivi) e al carico di lavoro (dimensioni delle liste di pazienti).

"Dopo 20 anni di missione per l'assistenza sanitaria di base che ha portato all'USF, e con grande successo, crediamo sia giunto il momento di una nuova missione", ha detto il presidente dell'USF-AN, André Biscaia, spiegando che la proposta è quella di creare un'unità di missione con i membri del CSP, a differenza di quanto è accaduto con i vari gruppi formati finora.

L'obiettivo "è creare una nuova struttura di gestione, che possa continuare sotto la stessa amministrazione [dell'Unità Sanitaria Locale], con un'unità dedicata esclusivamente all'assistenza sanitaria di base".

L'"assenza di questa gestione più mirata" nel CSP è evidente, ad esempio, negli acquisti, con continue carenze di materiali di base, problemi informatici e una mancanza di integrazione dei sistemi che, ad esempio, ostacolano i referral ospedalieri (invio dei pazienti alle specialità), ha aggiunto.

Lo studio di quest'anno si basa sulle risposte dei coordinatori di 538 UBS (Unità Sanitarie di Base), che rappresentano il 77,6% delle Unità Sanitarie Familiari esistenti all'inizio dello studio.

Per quanto riguarda le strutture, il 44% le ha classificate come inadeguate, così come l'impianto di condizionamento (49%) e la pulizia (27%).

La ristrutturazione delle USL non ha soddisfatto alcune esigenze dell'ULS, soprattutto per quanto riguarda il supporto logistico alle operazioni dei centri sanitari.

Lo studio afferma che il 99,6% delle ULS è stato colpito da "interruzioni informatiche": 8% una o due volte; 37% da 3 a 10 volte; 39% da 11 a 50 volte; 15% più di 50 volte.

I dati indicano anche che solo il 7,3% delle ULS preferisce un sistema che dia priorità alle consultazioni a distanza, ma più della metà delle équipe (58,2%) dichiara di non disporre delle attrezzature necessarie per le consultazioni video.