La sessione, caratterizzata anche dalle proposte della Gioventù socialdemocratica, ha sottolineato l'importanza dell'educazione politica e ha presentato misure per incoraggiare l'edilizia abitativa a prezzi accessibili, accompagnate da linee di credito in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti e da piani per raddoppiare la costruzione di case nei prossimi anni.
Sono stati inoltre riaffermati i successi della recente politica fiscale, con la riduzione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e dell'imposta sul reddito delle società come strumenti di fiducia per le famiglie e le imprese, mentre l'aumento del rating del Portogallo è stato presentato come prova di credibilità internazionale. Tra gli annunci, era chiara l'intenzione del Governo di presentarsi come riformista, attento alle difficoltà dei giovani e impegnato a garantire che "nessuno venga lasciato indietro".
Ma è proprio qui che si colloca la sfida più grande. Il Portogallo non può più vivere solo di discorsi o risoluzioni approvate dal Consiglio dei Ministri. La riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione deve decollare e raggiungere la vita reale dei cittadini e delle imprese.
Lo Stato portoghese continua a funzionare come un labirinto di regole che si sovrappongono, pareri circolari e scadenze infinite. Oltre alla "vitamina B", espressione popolare per i piccoli favori che ancora lubrificano i processi amministrativi, è necessario creare una macchina pubblica trasparente, prevedibile ed efficiente. L'economia nazionale non può essere ostaggio di licenze che richiedono mesi, né di processi duplicati che fanno perdere investimenti e talenti.
Le linee annunciate dal Governo, revisione del Codice di procedura amministrativa, semplificazione delle licenze industriali e urbanistiche, riorganizzazione dei servizi, vanno nella giusta direzione. Ma la vera prova sarà l'esecuzione: più che gruppi di lavoro, serve una trasformazione pragmatica, con risultati misurabili.
In un contesto internazionale caratterizzato da rapidi cambiamenti nelle catene economiche e dall'incertezza geopolitica, la capacità di attrarre investimenti dipende da semplici fattori: stabilità, velocità e chiarezza normativa. Ogni settimana persa in un processo amministrativo è un'opportunità sprecata per il Paese.
La riforma della Pubblica Amministrazione deve quindi essere vista come una scelta strategica, non solo come un esercizio di riorganizzazione interna. Si tratta di competitività, sovranità economica e persino di influenza internazionale. Il Portogallo ha bisogno di uno Stato capace di sostenere chi intraprende, investe e crea posti di lavoro e non di una macchina che si alimenta da sola.
Applaudire le intenzioni è importante, ma non basta più. Il momento richiede coraggio ed esecuzione. Semplificare non è solo una promessa elettorale: è un'urgenza nazionale.